Come si racconta una storia
Storytelling facile
Da ragazzo facevo parte di una compagnia molto grande, che riuniva persone completamente differenti tra loro.
Oggi ho un ricordo bellissimo di quei tempi: ci si ritrovava tutti in gruppo e ogni volta c’erano storie pazzesche da raccontare e ascoltare.
A turno qualcuno se ne veniva fuori con aneddoti, gossip, storie strampalate, non sempre vere, e argomenti di ogni tipo.
Poi arrivava il turno di Massimo, che aveva una dote innata: quando parlava lui, tutti tacevano e lo ascoltavano rapiti.
Magari la sua storia non era nemmeno così incredibile, ma, il suo modo di esprimersi, la trasformava in un racconto avvincente, in cui chiunque riusciva ad immedesimarsi.
Massimo non aveva mai studiato comunicazione, sapeva fare storytelling in modo naturale.
All’epoca ero affascinato dal suo personaggio, ora che ho scoperto la materia, che per lui era un talento innato, mi rendo conto del perché.
Storytelling, l’arte di saper comunicare
Lo storytelling è la capacità di mettere in ordine eventi, dettagli, personaggi in un racconto che abbia un senso logico e allo stesso tempo un impatto positivo sul pubblico.
L’arte del “saper raccontare” è il pilastro di ogni forma di comunicazione.
I cantanti fanno storytelling, così come gli scrittori, i pubblicitari, gli autori, i giornalisti, i sacerdoti e persino i politici.
Ovunque ci sia bisogno di trovare un senso a delle parole, non si può fare a meno di questa materia.
Il percorso narrativo -questo il suo nome italiano- consente di rendere comprensibile, comunicabile e ricordabile un determinato argomento.
Permette, allo stesso tempo, di immedesimarsi in un racconto e affezionarcisi.
È uno strumento indispensabile per chiunque voglia assumere la posizione di comunicatore.
Sviluppare uno storytelling semplice ed efficace
Facciamo un esempio: C’è un prodotto nuovo, da piazzare sul mercato. Bisogna trovare un modo per: identificarlo, spiegarlo, farlo desiderare.
Infine il desiderio deve trasformarsi in acquisto.
Ho scelto questo scenario, sia perché lo storytelling è strettamente collegato al marketing, sia perché è la situazione più materiale e facile da comprendere.
Ci sono tre parole d’ordine da tenere bene a mente quando si procede: informare, intrattenere, essere memorabile (ovvero rimanere impressi nella memoria).
Prima di iniziare qualsiasi cosa, identificare un target a cui è destinato il messaggio: se il mio prodotto è riferito ad una mansione precisa, mi rivolgerò ai lavoratori di quel settore.
Ovviamente ci saranno anche parti di pubblico di diversa estrazione, ma è buona abitudine, quando ci si rivolge a una moltitudine, farlo con la maggioranza, quando il discorso è unilaterale.
Una volta identificato il destinatario del nostro messaggio, è il momento di impostarlo.
Questo è il momento per scatenare la creatività, ma con un limite: la semplicità paga, sempre, quindi va rispettata.
Quando si racconta il mondo che gira intorno ad una storia, è facile divagare e soffermarsi su particolari inutili.
Il nostro scopo principale è di non annoiare il fruitore, o rischiamo che cambi canale.
Questo particolare l’ho capito in un episodio che mi riguarda direttamente.
Una volta mi capitò di fare un giro nella sede di Google italia a Milano, un mio amico lavorava lì. Gli chiesi quale fosse la prima cosa che gli insegnavano, quando venivano assunti nel colosso Big Tech.
La sua risposta fu disarmante: “Ci insegnano a tenere le persone attaccate allo schermo.
Non importa come, le persone non devono mai distrarsi quando navigano”.
Lo storytelling è fondamentale in questo senso, così mi spiegò come funziona.
Mi insegnò un gioco per allenare la capacità di intrattenere e appassionare: quando mi trovavo in un gruppo, dovevo provare ad inventarmi una storia di sana pianta e convincere più persone possibile che fosse tutto vero.
Era divertente vedere le facce di quelli che scoprivano di esserci cascati, ma soprattutto era un esercizio utile per impratichirsi a sviluppare le storie.
Se si impara a farlo con racconti inventati, quando bisognerà applicarlo a fatti reali, sarà molto più semplice.
Lo scopo è trovare i dettagli giusti, le spinte emozionali, l’ ispirazione, per appassionare chi è all’ascolto.
Questa pratica la porto avanti tuttora.
Infatti devo svelarti un segreto: questa storia non è mai accaduta, non sono nemmeno sicuro che esista una sede di Google a Milano. Ma non prendertela, non ti ho raccontato una bugia.
Nelle pubblicità in TV quello che ho appena fatto io, viene proposto di continuo.
Quello che importa è che il mio messaggio sia passato, ho raccontato un fatto che ha veicolato ciò che volevo intendere. L’ho fatto in modo semplice e comprensibile da chiunque.
Lo spettatore non ha cambiato canale, anzi la situazione si è ribaltata.
A chi doveva essere convinto a rimanere, è nato il desiderio di sapere come sarebbe andata a finire.
O almeno, alla maggior parte di essi.
Nei prossimi articoli parleremo di cosa rende lo storytelling efficace, come dare personalità ad una storia e altri approfondimenti di carattere tecnico.
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